Bere molto caffè può non far bene alla salute ma, secondo un recente studio, potrebbe essere di aiuto contro una malattia diffusa.
Il caffè è una delle bevande più amate al mondo. Ottenuto dalla macinazione di semi di alcuni alberi appartenenti al genere Coffea, il caffè è il più diffuso e amato essendo consumato ogni giorno da milioni di persone. Si dice, però, che bere troppo caffè faccia male: secondo alcune ricerche scientifiche, per via della presenza di caffeina il suo consumo eccessivo può provocare problemi al sistema nervoso centrale – essendo questa sostanza un potente stimolante – irritabilità, nervosismo, insonnia, problemi digestivi e alla pressione sanguigna.
Ad ogni modo, il caffè – se bevuto moderatamente e quando non si hanno particolari disturbi di salute – può migliorare la concentrazione, l’umore e l’energia. Ciò che non si sapeva è che bere caffè potrebbe essere di aiuto contro il morbo di Alzheimer.
Il caffè e i benefici contro il morbo di Alzheimer
Il morbo di Alzheimer è la forma di malattia degenerativa più comune e, purtroppo, invalidante. Caratterizzata dalla difficoltà nel ricordare gli eventi, di questa malattia non se ne conosce ancora l’origine (sebbene sembra che un accumulo notevole della proteina Tau sia rilevante).
L’Alzheimer è stato scoperto nel 1906 dal neuropatologo e psichiatra Alois Alzheimer, che notò come il suo insorgere fosse associato alla presenza di ammassi neurofibrillari e placche amiloidi nel cervello, provocando perdita di memoria, sbalzi di umore, confusione, aggressività, difficoltà nel linguaggio e sbalzi di umore.
Secondo uno studio dell’Università di Verona pubblicato dal Journal of Agricultural and Food Chemistry, però, il caffè potrebbe proteggere il cervello dal declino cognitivo. Il caffè potrebbe, dunque, rivelarsi un ottimo alleato contro l’Alzheimer. In realtà, già altre ricerche avevano suggerito tale risultato: la caffeina apporterebbe, infatti, benefici contro le malattie degenerative essendo in grado di prevenire l’accumulo della proteina Tau nel cervello.
Nello studio in questione, i ricercatori hanno analizzato la composizione chimica del caffè, ricorrendo alla spettroscopia di risonanza magnetica nucleare. Caffeina, genisteina, trigonellina e teobromina sono state incubate con la proteina Tau per circa quaranta ore e si è notato come, con l’accrescere della caffeina e delle altre sostanze, gli aggregati Tau sono diminuiti. Naturalmente, dato che il caffè ingerito viene prima elaborato dal sistema digestivo, le interazioni chimiche nel nostro corpo potrebbero non avere degli effetti efficaci come quelli rilevati durante la ricerca, ma è comunque un’ottima scoperta per un lavoro da continuare in merito a prevenzione e terapia contro l’Alzheimer.