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Attualità

Donne e lavoro, arrivano cattive notizie: i dati ISTAT mostrano il drammatico stato delle cose

Donne e lavoro, mai notizie sono state così deludenti: gli ultimi dati ISTAT aprono uno scenario preoccupante.

Dire che per le donne non è mai stato facile è raccontare qualcosa di ovvio, ma ribadire quanto il binomio donne e lavoro sia deludente, lascia più che l’amaro in bocca. Discriminazione economica, sociale e culturale. Per il genere femminile poter porre in essere il capitale potenziale in piena eguaglianza è sempre più complesso, soprattutto se si svolge un’analisi in relazione alla condizione vissuta dal genere maschile. Ecco quali sono le due nuove cattive notizie che lasciano senza parole.

Conoscere le crisi del mondo contemporaneo- Radioincontro.it

Non ci limitiamo a dire come donne e lavoro siano in una condizione di crisi, perché questo è già abbastanza noto. L’intento è quello di riportare di quale situazione stiamo parlando e del contesto di riferimento. Questo perché ci sono delle diseguaglianze poco tenute in considerazione, e dei dati “oggettivi”, possono far luce e chiarezza su quanto c’è di oscuro e celato nel mercato del lavoro italiano.

Infatti, non ci si limita ad un’analisi nazionale, perché lo stesso contesto europeo mostra una prospettiva totalmente diversa da quella del “Bel Paese”. Avere una donna come Premier non basta, ecco quali sono le cattive notizie che predispongono al peggior scenario degli ultimi tempi.

Donne e lavoro, più che disoccupazione: ineguaglianza totale!

Parliamo di un tema molto complesso proponendo le ricerche e i dati ISTAT più recenti. Secondo te, qual è la situazione occupazionale italiana delle donne? Dopo tante battaglie, ritieni che si sia consolidata una crescita o nonostante tutto c’è una decrescita? Come gli ultimi eventi hanno condizionato l’andamento di questo trend? Ti spieghiamo tutto quello che c’è da sapere, e quali sono le due peggiori notizie.

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Diciamo che prima di dire le due brutte notizie, ne esponiamo una tutto sommato “piacevole da sentire”. Cioè che negli ultimi 18 anni l’occupazione femminile è cresciuta. Dal 2004 al 2022 ci sono state circa un milione di donne occupate in più, rispetto agli standard precedenti. In sostanza da un 39% si arriva ad un 42%, ma c’è un grosso “però”.

Questa percentuale senza essere contestualizzata temporalmente, potrebbe essere considerata “un’ottima notizia”, ma se si ci si riferisce agli standard dei 18 anni passati, diciamo che è abbastanza poco. Prima buona notizia sfatata, passiamo alle due peggiori.

Il tutto è aggravato dal fatto che il 23% delle donne sono laureate, mentre gli uomini sono circa il 17%. Situazione? Più donne istruite equivale a più donne inoccupate. Come fanno gli uomini ad avere più chance nel mondo del lavoro? Ed è qui che si apre un nuovo vaso di Pandora con innumerevoli chiarificazioni.

La prima brutta notizia è che il divario tra le donne che lavoro e e gli uomini, è enorme quando nasce un bambino. Donne e uomini senza figli hanno un “buco” di circa il 9% secondo i dati ISTAT, che con la presenza di un figlio cresce fino al 30%! Parliamo del triplo, questo perché nel 72% dei casi sono le donne ad abbandonare il lavoro per prendersi cura dei figli, e solo il 28% degli “uomini di casa” fa lo stesso.

Il primo passo da porre in essere dovrebbe essere quello di concretizzare delle solide politiche attive e sociali nel mondo del lavoro. Queste permetterebbero, come accade negli altri Paesi europei, di avere quei servizi e sussidi che permettono alle persone di avere sia una carriera che una famiglia, senza minimamente considerare il divario di genere, perché appunto: tutti possono tutto allo stesso modo.

Le cattive notizie però non finiscono mai, segue la seconda: l’Italia è all’ultimo posto insieme a Malta e Grecia per l’occupazione femminile. Lo dice sempre l’ISTAT, in Europa lavorano circa il 71% delle donne, in Italia solo il 42% sopracitato. In sostanza?

Più donne lavorano, ma non sono abbastanza a colmare l’abisso del divario di genere che sussiste. Ultima aggravante, durante la pandemia di coronavirus sono state le donne a perdere maggiormente il proprio posto di lavoro, rispetto gli uomini. Non basta la discriminazione di genere, pandemie, confronti, e analisi economiche, confermano ancora una volta una violenza dura a morire.

Fabiana Donato

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